mercoledì 12 marzo 2008
I nostri vent'anni
I nostri vent’anni, per noi figli del dopoguerra e del primo consumismo, sono stati veramente belli, indimenticabili.Anni trascorsi là nella piccola ma graziosa sede del G.U.P. (Gruppo Universitario Pesciatino). Nel pomeriggio percorrevamo via della Cattedrale e dopo alcuni metri, sulla sinistra, ci infilavamo dentro un piccolo portone. Scendevamo alcuni scalini e ci inoltravamo in un accogliente bar con un barman eccezionale che ci serviva un eccitante caffè, del quale, se ci penso, ancora sento il profumo intenso nelle narici; per i più azzardati c’erano ottimi Martini.Nell’aria un odore acre di tabacco di pipa o di sigarette: era di gran moda fumare con le gambe accavallate su quelle sedie rosso fuoco. La tappezzeria del bar era rossa, simile al cuore incendiato d’amore. Quanti magici amori sono nati là, in quella stanza accogliente posta oltre il bar!. Un giradischi era sempre in funzione, potevamo scegliere i dischi preferiti; era bello ballare strette al ragazzo del cuore mentre nell’aria profumata di tabacco vagavano le note delle canzoni: “Il mondo”, “Que sera, sera”, “Il cielo in una stanza”, “Un granello di sabbia”. Le note vibravano nell’aria facendo battere i nostri cuori all’impazzata; dimenticavamo tutto e tutti, ci sentivamo felici, appagati.Poggiare la testa sulla spalla di lui o farsi accarezzare i capelli o sfiorare le sue mani, o ricevere il primo bacio ci facevano innalzare al settimo cielo. Non indossavamo scarpe da ginnastica, jeans o magliette che mostrano l’ombelico, ma gonne strette al ginocchio, camicette di seta ricamate, abitini interi, i famosi Chanel, e scarpe dalla punta arrotondata o mocassini. Alcune di noi, le più sbarazzine, indossavano le prime minigonne. I maglioncini erano tutti di pura lana lavorati ai ferri dalle nostre nonne o mamme o anche sferruzzati da noi. Infatti alcune di noi sapevano lavorare a maglia benissimo.Non studiavamo al GUP, ma spesso ci confrontavamo o ci scambiavamo appunti.La domenica, tempo permettendo, tutti al mare, in quel di Viareggio con le prime 500 o con le Lambrette –senza casco- su per il Monte Quieto.
Sira Michelotti
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