giovedì 10 aprile 2008

…….oggi tutto è diverso!

L’alveo del fiume non è più sassoso ed impervio ma ricoperto da un folto strato erboso soffice e che invita a camminare.
(Ma il camminare d’oggi non è più lenta e riposante passeggiata; è diventato, invece, un impegno, faticoso e per nulla rilassante.
S’è evoluto nell’imperante jogging made in U.S.A.
Questa ferrea disciplina non contempla, nel suo svolgersi, inutili soste per scambiare vani discorsi con chi incontri sul cammino, ma il procedere ad oltranza fino non si sono smaltite la quantità di calorie stabilita in partenza)
(Sia ben chiaro che questa digressione non ha alcuna attinenza con il problema del cambiamento avvenuto nel fiume)
Il letto del fiume è, in pratica, solcato da un canale rettilineo che permette all’acqua di scorrere agevolmente e senza ostacoli.
Gli “orticini” sono stati letteralmente scassati in seguito ad un’ordinanza del consorzio fluviale che li ha, a suo tempo, polemicamente individuati come ostacoli allo scorrimento delle acque, in caso di piene improvvise.
Di conseguenza, la flora fluviale adesso è quella tipica del vicino padule ed abbondano tife, erba quadrotta e papiro.
Questa trasformazione ha indotto anche un gran cambiamento nella fauna acquatica e volatile.
Come abbiamo visto, l’unico pesce che si trova a suo agio nelle acque correnti è il cavedano (Leuciscus cephalus) che si ciba d'altri pesci fra cui anche i propri avannotti.
In quanto agli uccelli si registra, in continuazione, l’arrivo di specie migratorie, specifiche del padule.
Il lato singolare di tutto ciò è che tutti questi uccelli non migrano più, ma diventano abitanti stabili
di questo tratto di fiume e qui si accoppiano e si riproducono.
Non è da giudicare positiva un’evoluzione del genere dato che, certamente, è da imputarsi al reale cambiamento climatico indotto dall’uomo.
Il germano reale (anas platyrhynchos) si è qui insediato in cospicue e starnazzanti colonie nel cui interno si svolgono giornaliere battaglie fra i focosi maschi che vogliono scegliersi la loro compagna.
A primavera avvengono numerose nascite ma la maggior parte dei neonati diventa preda delle grosse pantegane (ratti delle fogne).
In ogni caso i sopravvissuti non sono pochi e vanno ad incrementare la folta popolazione esistente.
Il maestoso airone cinerino (Ardea cinerea) si libra dalla sommità dei grandi cedri del Libano, propiscienti i lati del fiume, per planare nell’acqua onde ghermire uno sprovveduto cavedano.
La candida garzetta (Egretta garzetta) caccia i pesci come l’airone, ma è più elusiva e timida del fratello maggiore.
Un tipo davvero straordinario fra questi pennuti è, senz’altro, la buffa nitticora (Nicticorax nicticorax) che qualche sprovveduto reporter ha scambiato (…questo è il colmo!) per un pinguino; la nitticora, come dice il suo nome, caccia pesci ed insetti di notte ed è sporadicamente visibile nelle ore diurne.
La gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) si lascia intravedere, celandosi fra la folta vegetazione e correndo veloce tra i massi, anche lei a caccia di piccoli pesci e vermiciattoli.
La palma della singolarità, però, spetta ad un altro uccello che è sempre stato molto raro e poco osservabile.
In effetti, il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), prima d’ora non era mai sceso dai torrenti montani e la sua presenza qui costituisce un’autentica stranezza per l’ornitologo.
Esso ha le dimensioni di un grosso merlo nero da cui si differenzia, nell’aspetto, per il petto e la gola coperti da una vistosa macchia bianca.
Staziona, abitualmente sui massi affioranti in piena corrente ed è in grado di nuotare e camminare sul fondo dei torrenti, senza nessuna difficoltà, per procacciarsi vermi e minuti pesciolini.
La sua osservazione richiede perseveranza e pazienza, ma una volta conseguita, suscita grande meraviglia il vedere all’opera questo minuscolo predatore.
Invero lo stanziamento di questa fauna, non peculiare delle nostre latitudini, la dice lunga sul preoccupante fenomeno del cambiamento climatico globale.
La pubblica opinione dovrebbe essere maggiormente consapevole dei rischi che incombono sull’uomo, anziché trascorrere il tempo a discettare passivamente, sull’ultimo reality, visto in TV la sera precedente.
Sarebbe, invece, opportuno esercitare la dovuta pressione sugli, eternamente irreperibili, addetti ai lavori.
Ebbene, come s’è constatato, oggi il fiume è bellissimo, così verde ed agevole ed offre tante possibilità di svago al cittadino.
Perfino interessanti spettacoli della natura.
Ma in un futuro prossimo venturo, se continua così, dove porteranno tutti questi innaturali cambiamenti?
Sicuramente, i pesciatini più anziani vorrebbero rivedere e godersi il fiume d’una volta, ma è d’uopo far largo alle nuove generazioni perché sono queste le forze che hanno l’obbligo ed il dovere del darsi da fare per salvare l’ambiente dalle incombenti minacce che si profilano all’orizzonte, fra la cinica indifferenza dell’autorità preposta.
Per terminare questa (noiosa?) carrellata non c’è che sperare in un futuro più equo e consono alle necessità ambientali e, proprio una di queste è quella d’avere maggior rispetto per il vecchio torrente cittadino e non usarlo come personale discarica di cartaccia, plastica ed indistruttibili vuoti d’acqua minerale.
In ogni modo correggiamoci: si sarebbe dovuto dire, fiume e non torrente...

Giancarlo Noferini


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