Quando ero giovane questa frase, oppure l’altra, “Ai miei tempi si stava meglio…” l’ho sentita ripetere centinaia di volte da persone anziane che frequentavo, ed anche dai miei genitori.
Devo dire che tali frasi mi sembravano delle “bestialità” considerando il livello di benessere raggiunto dalla popolazione via via che il progresso e la scienza avanzavano a passi da gigante.
Allora ritenevo che questi discorsi fossero soltanto il frutto della nostalgia e del rammarico di non essere più giovani.
Pensavo che fosse soltanto banale retorica, mai avrei creduto che anch’io un giorno li avrei fatti.
Ora che purtroppo anch’io ho imboccato il viale del tramonto mi ritrovo a pensare, anche se non lo dico, che sì, forse “Si stava meglio prima…”; e allora mi domando se non stia “rincoglionendo!”
Quando però mi metto a riflettere con più attenzione mi convinco che, effettivamente, molte cose erano meglio prima.
Una era senza dubbio molto meglio prima: i rapporti umani che esistevano fra conoscenti e abitanti dello stesso quartiere.
Probabilmente ci accomunava la grande miseria (parlo del primo dopoguerra).
Ricordo che nel casamento dove abitavo, le massaie, allora si chiamavano così, si scambiavano i favori ed anche il cibo e questo avveniva con grande naturalezza, senza alcun ritegno, ritenendo evidentemente logico aiutarsi l’un l’altra.
Altra cosa positiva di allora, a mio parere, era accontentarsi della nostra condizione, senza guardare chi aveva più di noi.
Noi ragazzi eravamo felici quando i nostri genitori potevano darci qualche lira; subito correvamo dal giornalaio a comprare le figurine dei calciatori e dei ciclisti.
Iniziava allora il mercato dei “doppioni”: passavamo delle ore a fare gli scambi e quando avevamo una figurina “rara” il prezzo saliva.
Alcuni di quei ragazzi da grandi hanno intrapreso l’attività di commercianti e chissà se lo scambio di figurine e giornalini, praticato da piccoli, non gli sia servito da scuola!
A questo punto non posso non pensare alla differenza con i ragazzi di oggi, ai quali non manca niente, alcuni di loro hanno non uno ma due telefonini e non sono mai contenti.
Si annoiano sempre, mentre noi inventavamo continuamente nuovi giochi fatti di niente e non sapevamo cosa fosse la noia.
Se proprio non avessimo saputo cosa fare c’era sempre la caccia alle lucertole.
E la Pescia ci aspettava per fare alle sassate con i “domaioli” o chiappare anguille e ranocchi.
Altra cosa che ritengo fosse meglio prima era l’aspettativa e l’entusiasmo che avevamo per il futuro. Venivamo dal periodo bellico, avevamo passato dei momenti orribili; il futuro non poteva che essere migliore, molto migliore.
E noi tutti ci rimboccammo le maniche perché ciò avvenisse!
E difatti avvenne e in tutto il mondo lo chiamarono “il miracolo italiano”.
Se penso a qual è oggi la prospettiva che hanno i giovani che devono formarsi una famiglia, con la precarietà del lavoro, le pretese sempre crescenti instillate dal
consumismo imperante, basta vedere gli spot televisivi dai quali sembra che abbiamo bisogno solo di nuovi e più sofisticati cellulari “tuttofare” e di auto sempre più fantascientifiche; ebbene se penso a tutto questo mi viene proprio da dire:Si! ”Si stava meglio prima…”
Ma forse sto proprio rincoglionendo!!!!!!!!!!
Romano Zanobini
giovedì 24 aprile 2008
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