giovedì 24 aprile 2008
Fin da piccola ho sempre amato gli animali
La bacchetta magica color lillà
C’era una volta o meglio tanti e tanti anni fa un castello con cento stanze. Il castello sorgeva su un’antica collina, la “Collina degli agrumi” e dominava con il suo grigio aspetto tutta la vallata.
Nel castello vivevano, ormai da secoli, i discendenti del conte Sigfrido, però non erano felici, perché un’antica maledizione gravava sulla loro testa: nessuno avrebbe potuto vivere felice con la sposa,perché questa, giunta al quinto anno di matrimonio, mentre aspettava il secondo figlio maschio, avrebbe trovato la morte cadendo dalla finestra della centesima stanza, posta sotto la grande torre, che dominava la valle. Nel castello viveva anche la strega Lucrezia, cattiva donna dall’aspetto pauroso: aveva gli occhi di rospo, unghie di falco, naso aquilino, denti di cavallo e gambe di lepre, quest’ultime, infatti, le permettevano di essere veloce e scattante. I suoi abiti erano sempre sporchi per i filtri magici che preparava ogni giorno. Quando i suoi filtri bollivano lei cantava questa filastrocca:
“ Salta ranocchia,
metti la crocchia,
tira il cavallo,
usa il sangue di gallo,
lessa un pipistrello,
metti un fiore all’occhiello,
e il mondo sarà bello;
se l’incantesimo avverrà,
la sposa dalla centesima stanza cadrà”
Gli animali di Lucrezia il gatto TeoTeone dal nero e lucido pelo, il pipistrello Federico, il rospo Verdino e il serpente Striscia l’ascoltavano con meraviglia e ballavano fra di loro, aprendo e chiudendo il nero grande ombrello che Lucrezia usava per raccogliere i fumi dei suoi magici filtri.
Nella prima stanza del castello, nella cantina ricca di profumo di vino nuovo e formaggio stagionato, viveva la fata Cloettina , dall’aspetto grazioso e allegro: era piccola e tondetta, aveva capelli di seta fine, occhi di mare e bocca di ciliegia matura. Cloettina possedeva una piccola bacchetta magica di color lillà e quando la agitava faceva sempre una piroetta girando velocemente per tre volte su se stessa. Il suo amico del cuore era il topino Frù Frù, che spesso, quando Cloettina pranzava si riempiva la piccola pancia di saporito formaggio. La sua dama di compagnia era coccinella Melissa che aveva il compito di tenere in ordine tutti gli abiti di Cloettina soprattutto la mantella beige. Cloettina era molto affezionata alla sua mantella, fatta di pura lana beige e conservata dentro il grande enorme armadio, che racchiudeva le divise degli antichi avi del castello. Quando Cloettina indossava la sua mantella, all’improvviso diventava invisibile e nessuno poteva notarla; Frù Frù e Melissa erano gli unici che conoscevano il segreto della loro buona fatina.
Il conte Andrea e la moglie Albina, felici e innamorati l’uno dell’altro, stavano aspettando il secondo figlio, che avrebbero chiamato Sigfrido: mancavano pochi giorni alla sua nascita. Nel castello c’erano grandi preparativi, la servitù puliva e ripuliva le cento stanze e ogni stanza era linda fresca e profumata per accogliere il lieto evento. Il principe Andrea, in cuor suo, temeva per la sua propria sposa, e faceva vigilare ogni stanza dalle guardie del castello. Ecco, una sera, all’improvviso, arrivarono le doglie e, dopo alcune ore, nacque Pupino, un conticino dagli occhi vivaci e dall’aspetto nobile, i suoi vagiti riempirono di gioia gli abitanti del castello. La mamma alcuni giorni dopo il parto, cominciò a dare segni di pazzia, perché la crudele Lucrezia si era inoltrata nella sua stanza, facendole bere poco alla volta, piccole porzioni, del suo più potente filtro magico. Cloettina, la buona fata, protettrice di Albina, indossò la sua beige mantella e aiutata da Frù Frù e da Melissa prese la bacchetta magica e si diresse nella stanza di Albina. Il suo aspetto era invisibile, giunta nella stanza fece rullare su se stessa la magica bacchetta di color lillà e cambiò l’ultimo terribile, nocivo filtro, in una spremuta di arance e mandarini limoni e altri vari agrumi Albina bevve velocemente, tutto di un fiato questa bomba di vitamine e subito scomparvero i segni di pazzia.
L’ultima velenosa pozione, nascosta sotto la beige mantella fu portata dalla buona fata Cloettina sulla tavola, ben apparecchiata, di Lucrezia e versata dentro la brocca di vino rosso, fatto di uve scelte. Lucrezia, affamata e assetata, bevve in tutta fretta il vino rosso e subito incominciò a dare fuori di senno. Il gatto nero TeoTeone con il pelo ritto, la schiena arcuata e gli occhi verdi, dalle pupille dilatate, andò a rifugiarsi sotto il letto, il pipistrello Federico perse l’orientamento e andò a sbattere nel vecchio lampadario di ferro battuto che pendeva dal soffitto, il rospo Verdino gettò fuori dalla bocca un liquido bianco e vischioso e il serpente Striscia strisciò fino alla pentola di filtri magici e vi si attorcigliò. Lucrezia impazzita, corse fino alla centesima finestra e cadde a gambe all’aria sul ponte lavatoio, rimbalzò una, due, tre volte, fino a precipitare nella gelida acqua del fossato, ricca di veronesi serpenti.
Il conte Andrea, la moglie Albina ed i loro figlioletti, da allora, vissero felici e contenti e la fata Cloettina si prese cura di loro e con la beige mantella e la bacchetta magica color lillà protesse la famiglia di Albina. Frù Frù, il delizioso topino bianco e Melissa la coccinella tutto fare rimasero sempre con la loro buona e generosa fata Frù Frù continuò a fare scorpacciate di spartito e stagionato formaggio, mentre Melissa tenne ben ordinato ogni abito della sua cara fata, ma soprattutto ebbe gran cura della beige mantella e della bacchetta magica color lillà.
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