

All’inizio del 1900, al Teatro Pacini c’erano i palchi di proprietà delle varie famiglie. Mio nonno ne aveva uno che serviva per i vari spettacoli e nel tempo di carnevale veniva usato, durante i veglioni, per farci le “ribotte”. Queste erano riunioni, soprattutto di uomini, che mangiavano e bevevano per tutta la notte.Una volta mio nonno tornò dopo una “ribotta” del martedì grasso in cui aveva mangiato e bevuto fino alle due, tre del mattino e se ne andò a dormire.Il mercoledì successivo al martedì grasso, a Pescia si usa fare “carnevalino”, una giornata di festa in cui le famiglie se ne vanno a mangiare fuori nelle trattorie di campagna oppure a fare dei pic-nic. Anche oggi il mercoledì delle ceneri da noi è festa ed è stata riconosciuta tale perché dopo i bagordi del martedì grasso i lavoratori che rientravano al lavoro il mercoledì avevano spesso incidenti sul lavoro e quindi era meglio un giorno in più di riposo.Quella particolare mattina mio nonno andò a letto dopo la “ribotta” e si addormentò.Quando si svegliò chiamò mia nonna: “Elisa, è tutto pronto per andare al carnevalino?”Al che mia nonna rispose: “Ma lo sai che giorno è? E’ venerdì alle quattro del pomeriggio”.Mio nonno senza fare una grinza disse: “ Va bene, allora mi alzo domani”. Si girò dall’altra parte e dormì fino al sabato mattina.E’ vero che reggeva bene il vino, ma quella volta doveva averne bevuto una damigiana!
Elisa Bartoli
Dopo l’avviamento al lavoro, scuola parallela alle medie, sono andato come molti di noi ragazzi dell’epoca ad imparare un mestiere: l’elettricista.Si lavorava dalle ore 8,30 del mattino alle ore 20, 30 e oltre della sera.Io lavorando a Pescia ed abitando a 7 Km verso la montagna, Km percorsi in bicicletta andata e ritorno, il tempo libero era veramente poco, anche se non ricordo di essermi lamentato.La domenica, perché si lavorava anche il sabato, con l’autobus tornando a Pescia, c’erano i famosi “nastri”, il passatempo più frequentato; vero è che, qualche tempo dopo, ci ho trovato moglie...C’erano anche due cinematografi (tipo “Ultimo cinema Paradiso”); in uno di essi, al Garibaldi, si poteva andare a spettacoli all’aperto in notturna; c’era inoltre un teatro, il Pacini. Io, con il mio titolare, prestavo servizio come elettricista nei vari spettacoli, quali opere, operette, varietà.
Ricordo anche compagnie come Marotta e Treni, opere come Rigoletto, Traviata, Tosca e altre. A teatro venivano anche effettuate feste da ballo in serate particolari e la domenica pomeriggio, togliendo le sedie dalla platea che diventava pista da ballo.Nella frazione in cui abitavo e abito tuttora, in particolare nel periodo primavera estate con i molti ragazzi e ragazze del posto dopo cena c’era una buona amalgama per quanto c’era permesso di fare all’epoca.P.S. A scuola in bici, i pulmini non esistevano. Il motorino a diciassette anni: e sono stato abbastanza fortunato.
Rolando Panteri
Negli anni 50-60 tanti divertimenti come ci sono oggi non c’erano. Io abitavo e abito in un paese a tre Km da Pescia e mentre in città c’erano più svaghi a Pietrabuona c’era soltanto il bar di Mauro ed era il ritrovo tanto della montagna quanto dei pesciatini. Quando ci si trovava con qualche soldino in tasca si andava al cinema a Pescia. Per i ragazzi era adatto il “Pidocchino” perché si spendeva poco e davano i film dei cow-boy. Per me era il cinema preferito, perché nell’intervallo fra il primo e il secondo tempo uscivo e andavo dallo zio Gaeta dove ci trovavo un bel panino imbottito. Dopo il “Pidocchino”, dove non si spendeva tanto, c’era il cinema “Garibaldi” e poi il cinema “Splendor” che per dire il vero era anche il più bello. La mamma all’epoca mandava la lambretta e quando non era troppo freddo andavamo al cinema a Pescia con quella.Lo spettatore più assiduo di casa mia era il nonno Alberto; lui tutte le domeniche d’inverno andava al cinema: al primo spettacolo dormiva e il secondo lo guardava così faceva l’ora per prendere il pullman che lo riportava a casa.Infatti, per andare a Pescia prendevamo l’ “autobusse” così veniva chiamato.L’autobusse faceva il giro di tutti i paesini della montagna e quando arrivava a Pietrabuona era talmente pieno che non importava reggersi.A fare il biglietto c’era la Mena, moglie di Angiolino (lui era l’autista) e così c’era il detto: “Arriva l’autobusse della Mena che anche oggi è piena”. Certo quando si arrivava a Pescia in Piazza XX Settembre si faceva spettacolo, tutte quelle persone che scendevano dall’autobusse e i signori pesciatini dicevano: “Arrivano i montanini”, detto anche con un certo disprezzo. A dire il vero anche se siamo nel 2000 in effetti dal Del Magro in su siamo considerati cittadini di serie B, ma questo è un altro discorso.Un fatto che mi torna alla mente ed è quello di quando al cinema Splendor venne proiettato il film “I dieci Comandamenti”. Quella domenica fu deciso di andare tutti al cinema, cioè tutti e nove (sì, perché la mia famiglia era composta proprio da nove persone fra nonni, zie e cugini). Bene: per prima cosa furono preparati i panini imbottiti perché la partenza era stata stabilita per mezzogiorno e mezzo per essere sicuri di trovare il posto al cinema e non potevamo prendere l’”autobusse” perché saremmo arrivati troppo tardi. Così ci fu un altro inghippo, con che mezzo si andava? Per fortuna vicino a noi abitava Zelio che possedeva un pulmino a sei posti e, alla meglio, entrammo tutti lì. Comunque fu una giornata indimenticabile e quel film è rimasto sempre nei miei ricordi.
Brunetta Pellegrini
Tu parlavi……..
Io ascoltavo……..
Io parlavo………
Tu ascoltavi………
E venne sera.
Tu amavi il profumo
Del vento di primavera,
io l’acre odoredella vellutata,
morbida mimosa.
Io amavo l’ordinato volo dei gabbiani,
tu il loro tempestoso mare
Io parlavo………
Tu ascoltavi…………….
Tu parlavi……….
Io ascoltavo………….
Percorrevamo la stessa strada.
Eppure ci perdemmo.
Sira Michelotti